Questo predatore dell’interiorità non è per niente ciò che sembra. […] Questa armatura è formata da un mosaico di dolorose lezioni tratte dal feroce mondo dell’infanzia. – Kathy Steele
Benvenuto,
se stai leggendo queste righe potresti sentirti stanco della lotta che si sta consumando dentro di te.
Forse amici o conoscenti ti avranno detto di cercare di essere più indulgente con te stesso, ti avranno elencato le tue qualità, ma questo potrebbe aver sortito persino l’effetto opposto.
Non è raro, infatti, che i complimenti attivino un senso di inautenticità e solitudine, portandoti a chiedere quanto falso tu possa essere ad apparire diverso dalla realtà e facendoti sentire ancor più solo a doverlo sopportare.
Tu stesso potresti esserti chiesto spesso come sbarazzarti di questa “voce” interna sempre pronta a criticarti, riaffermando ad ogni critica ciò che le appare una verità incontestabile.
Vivere così è indubbiamente impegnativo, ma non intendo proporti modi per combattere questi sentimenti. In fin dei conti sono parte di te: o vincete insieme o perdete tutti.
Piuttosto vorrei invitarti a ripensare a tale odio come al sentimento che si accompagna ad una voce interiorizzata, che ha scopi precisi.
Ciò che ho imparato dai miei pazienti è che questo odio, molto spesso, è capace di dare un senso di consistenza interna, come se diventasse un centro di gravità interiore.
Possiamo concepirlo come un tentativo di mantenerti al sicuro nelle relazioni.
Anche se potresti non essertene accorto, ci sono situazioni specifiche che possono innescare questi vissuti.
Tipicamente sono momenti in cui senti di poter essere valutato. Questa voce critica cerca di aiutarti a vedere cosa hai sbagliato, ma finisce con il dirti che tu sei sbagliato.
Il legittimo desiderio di essere apprezzato, si attiva insieme alla paura dell’umiliazione, il desiderio di intimità si fonde con l’aspettativa di esclusione, il desiderio di essere amati con il terrore del rifiuto.
Sono tutte situazioni in cui, in modo automatico, senti di poter essere a rischio di essere ri-traumatizzato. Di essere cioè gettato nuovamente in una situazione di impotenza ed umiliazione.
È allora, che in modo più intenso e aggressivo, emerge l’auto-biasimo. I tuoi pensieri si polarizzano su frasi come “è colpa mia”, “mi merito tutto questo”, una parte di te tenta di riprendere il controllo e a volte funziona, ma il vissuto di vergogna che alimenta, ti sta tenendo incastrato.
Per prima cosa vorrei che pensassi alla tua autostima non come un’attributo individuale, al pari dei capelli neri o degli occhi verdi, ma piuttosto come il riflesso dell’ambiente relazionale in cui sei cresciuto.
I commenti negativi che ti rivolgi, hanno qualcosa di familiare per te? Qualcuno di importante nella tua vita ha espresso frasi simili nei tuoi confronti, quando eri piccolo?
Noi tutti, dalla nascita, cerchiamo noi stessi negli occhi di chi si prende cura di noi, credendo, almeno durante l’infanzia, che ciò che viene riflesso sia la nostra vera immagine.
Non ci è dato di metterla in discussione, pena la perdita del nostro senso di connessione con l’altro e del nostro senso d’identità.
Se i nostri genitori ci hanno trattato con cura e rispetto, con attenzione ai nostri bisogni emotivi, criticando i nostri comportamenti sbagliati, ma facendoci sentire il loro amore e la loro stima come indipendenti dai risultati ottenuti, allora è più probabile che il modo in cui noi ci valutiamo (l’auto-stima) sia positivo e costruttivo.
Se al contrario ci siamo sentiti rifiutati, svalutati o se abbiamo percepito il rischio di perdere il loro amore comportandoci in modi contrari alle loro aspettative, potremmo trovarci a stimarci poco e a giudicarci molto.
Per quanto doloroso possa apparire dall’esterno, se mi do dello stupido, prima che a farlo sia l’altro, ciò attutirà il colpo.
L’odio verso di sè è una componente di molti quadri di sofferenza psichica e va inquadrato all’interno della propria, unica, esperienza di vita.
Elaborare le ferite ad esso legate e trovare nuovi modi per proteggersi è possibile, anche se non semplice.
Se vorrai, potrò guidarti in questo compito. Contattami.